IL PICCOLO -

Matano racconta l’amore e il tempo (senza giudicare)

Vitamia , tutto attaccato. Quasi un suono antico, un richiamo viscerale. In Sicilia per chiamare il proprio innamorato si dice ciatu miu , letteralmente “fiato mio” o, appunto, vitamia . E da quella terra, in cui ha scelto di ambientare il suo romanzo d’esordio, ha preso ispirazione anche per il titolo Alberto Matano, giornalista e da sette anni volto – amatissimo – del pomeriggio di Rai1 con La vita in diretta .
Arrivato alla Link Arena come una rockstar – chiodo in pelle, occhiali da sole e ovazione del pubblico al momento di salire sul palco – Matano ha raccontato ai lettori e a quanti si sono radunati ieri a piazza Unità una storia d’amore «senza pregiudizi e senza giudizi». Il suo protagonista, Rocco, è un ragazzo che negli anni Novanta si trasferisce da Siracusa a Roma. Nella capitale studia giurisprudenza e vive l’amore con la fidanzata Giulia. Almeno fino all’arrivo di Davide.
Il libro si apre e si chiude con un matrimonio. «Rocco si innamora follemente di questa Giulia, la sogna la cerca, poi arriva Davide che disturba e alla fine rovina tutto. Quando si ritroveranno, 25 anni dopo, il cerchio si chiuderà senza giudizio, perché nessuno giudica il suo vissuto», ha spiegato Matano. Convinto che «tutto si possa giudicare, tranne una cosa»: l’amore, appunto. «Più passano gli anni, più divento intransigente quando qualcuno si permette di giudicare. Chi non lo vive, non deve giudicare chi ha la fortuna di aver vissuto questo percorso, perché è una fortuna – ha scandito il giornalista – aver amato una donna e un uomo. Chi siamo noi per negare a due persone di potersi unire? Cosa toglie a noi come comunità?».
Vitamia non è un romanzo autobiografico – «qualcuno è rimasto deluso perché non si riconosceva in nessun personaggio», ha ammesso sorridendo Matano – ma contiene tanto anche della vita del giornalista, arrivato a Roma dalla Calabria in anni in cui «tutto era più rallentato, c’era l’attesa della telefonata, l’attesa di rivedersi a lezione. Oggi tutto è mediato dalla tecnologia, mentre negli anni Novanta tutto era una scoperta vissuta». Alcune cose capitate a Rocco sono successe anche ad Alberto, come l’essersi ritrovato con i capelli arancioni dopo un tentativo fallito di ottenere un look biondo ossigenato alla Take That. Di Matano c’è soprattutto l’attenzione alla cura dei particolari, dal titolo – con il richiamo alla parola “vita”, ormai associata all’immagine del conduttore – alla copertina.
La scelta è ricaduta sull’opera di Francesco Vezzoli, “Portrait of Antinous as a Rock Star”, con il celebre fulmine di David Bowie che lampeggia sul volto del giovane greco, amante dell’imperatore Adriano. «Al di là dell’ambientazione, ognuno dei tre protagonisti del libro è un po’ un personaggio dell’Antica Grecia, con tratti mediterranei. Vezzoli rivede Antinoo in chiave di rockstar e in fondo anche Rocco è un ragazzo classico che inizia una vita libera», ha spiegato Matano. Che ha vissuto la prima prova da romanziere come un viaggio. «Scrivere questo libro è stata una passione vissuta e alimentata e l’ho fatto senza rendermi conto del lavoro che ci ho messo. È un tratto che ho preso da mio nonno e da mia madre. Scrivendo mi sono riconciliato con alcune cose della mia vita che ho sempre criticato e che invece mi appartengono».
Giorgia Pacino
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